Roma Universalis. L’Impero e la dinastia venuta dall’Africa

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Busto loricato con paludamentum e ritratto di Settimio Severo (tipo “dell’adozione”) Da Ostia, Terme di Nettuno Marmo; alt. cm 69 196-197 d.C. Roma, Museo Nazionale Romano, Palazzo Massimo alle Terme, inv. 345

Roma Universalis presenta l’ultima grande dinastia di imperatori romani, i Severi, attraverso un’esposizione al II ordine del Colosseo e un percorso lungo il Foro Romano e il Palatino con importanti novità. Aperte al pubblico aree inaccessibili. In mostra reperti inediti.

Busto loricato con paludamentum e ritratto di Marco Aurelio (IV tipo)
Dalla collezione Albani Marmo lunense; alt. cm 102 170-180 d.C.
Roma, Musei Capitolini, Palazzo Nuovo, Sala degli Imperatori, inv. S 448
Fotografia di Zeno Colantoni

 

La rassegna “Roma Universalis” ripercorre 40 anni d’impero (193-235 d. C.) della dinastia venuta dall’Africa. i Severi, che governa il mondo romano (con l’intermezzo di Macrino), in un momento cruciale, l’ultimo periodo in cui Roma fu grande. Settimio Severo (193-211 d. C.) il capostipite, africano di origini italiche, di Leptis Magna in Libia, Caracalla (211-217 d. C.), Elagabalo (218-222 d.C.) e Severo Alessandro (222-235 d. C.), assicurano un periodo di stabilità, con significative trasformazioni in diversi campi. Importantissima la loro presenza nel paesaggio urbano.

 

 

Ritratto di Giulia Domna (tipo “Gabii”) Dal Museo Kircheriano
Marmo lunense; alt. cm 25,5 193-210 d.C.
Roma, Museo Nazionale Romano, Palazzo Massimo alle Terme, inv. 66058

 

 

Ai Severi si deve il restauro di molti monumenti danneggiati dagli incendi, come il Colosseo. Il documento che meglio spiega il rapporto fra Settimio Severo e Roma è la Forma Urbis, una pianta catastale in marmo lunense, in scala 1:240 che riproduce su una superficie di 18 per 13 metri tutti gli edifici della città. Redatta fra il 203 e il 209 d. C., fu realizzata in occasione del restauro del Templum Pacis dopo l’incendio del 192 d. C.

 

 

Busto con paludamentum e ritratto di Caracalla (tipo “imperatore unico”)
Da Roma, Terme di Caracalla (dalla proprietà di Mario Macaroni)
Marmo bianco asiatico; alt. cm 65 212-217 d.C. Napoli, Museo Archeologico Nazionale, inv. 6033
Fotografia di Luigi Spina

 

 

Fondamentale la Constitutio Antoniniana di Caracalla del 212, opera di giuristi come Ulpiano, che porta a compimento il grandioso processo di “romanizzazione”, inteso come unificazione politica di tutti gli abitanti liberi dell’impero. Un evento epocale, una specie di “ius soli ante litteram”. Un modo per riflettere anche sugli avvenimenti di oggi, precisa Alfonsina Russo, direttrice del Parco Archeologico del Colosseo. 

 

 

 

 

Ritratto di Elagabalo (II tipo) Dalla collezione Albani Marmo bianco; alt. cm 32
220-221 d.C. Roma, Musei Capitolini, Palazzo Nuovo, Sala degli Imperatori, inv. 470
Fotografia di Zeno Colantoni

 

 

L’esposizione, promossa dal Parco Archeologico, ideata da Clementina Panella che l’ha curata con Alessandro D’Alessio e Rossella Rea, organizzata da Electa,  allestimento di Andrea Mandara, è ospitata al Colosseo (fino al 15 agosto ‘19) e in alcuni siti del Palatino e del Foro attrezzati per le visite. Al Colosseo un centinaio di reperti illustrano gli sviluppi storico-politici e l’evoluzione artistica e architettonica a Roma e nelle regioni dell’impero. Fra questi si segnala la parata di busti marmorei degli imperato che accoglie i visitatori entrando.

 

 

Rilievo con barbaro (calco) Dall’Arco di Settimio Severo a Leptis Magna
Gesso; cm 179×59×24 Roma, Museo della Civiltà Romana, inv. MCR 3740
Fotografia di Stefano Castellani

 

 

A partire da Settimio Severo e prima ancora da Marco Aurelio, seguono Caracalla, Elagabalo, Severo Alessandro, i bambini e le potenti donne della dinastia come Giulia Domna moglie di Settimio Severo nata in Siria. Sono del Metropolitan di New York le raffinatissime anse figurate in argento e foglia d’oro, dei musei tedeschi una serie di preziosissimi vetri, del Museo del Bardo ceramiche di produzione africana. Dal Museo Archeologico di Napoli viene il famoso busto di Caracalla dallo sguardo truce, dai Musei Capitolini i frammenti della Forma Urbis Severiana.  

 

 

 

Arco di Settimio Severo Dettaglio
Fotografia di Luigi Spina

 

La novità è il percorso lungo il Palatino e il Foro  sulle tracce dei Severi in luoghi restituiti alla fruizione pubblica. Si va dall’Arco di Settimio Severo del 203 d. C. in onore dell’imperatore e dei suoi figli Caracalla e Geta (scalpellato dopo la sua uccisione), con scene di battaglie contro Arabi e Parti alle Arcate Severiane, l’imponente complesso di strutture voltate che si vede dal Circo Massimo, fino allo Stadio Palatino e alla Sala dei capitelli dallo splendido soffitto a cassettoni in cui sono esposti alcuni capitelli di età severiana rinvenuti negli scavi di fine ‘800.

 

Arco di Settimio Severo al Foro Romano (plastico)
Esposto alla Mostra Augustea della Romanità (1937-1938)
Gesso alabastrino patinato; cm 114×144×84; scala 1:20
Roma, Museo della Civiltà Romana, inv. MCR 468
Fotografia di Zeno Colantoni

 

Aperto il Vicus ad Carinas, uno dei più antichi percorsi di Roma che collegava il popoloso quartiere delle Carine sull’Esquilino con il Foro. L’attuale tracciato è successivo all’incendio neroniano del’64 d.C. e alla costruzione nel 75 d. C. del Templum Pacis poi Foro della Pace. Superato l’”Arco del Latrone” si scorge dall’alto il pavimento in marmi policromi del Tempio della Pace sulla cui facciata, dal VI scolo parete della basilica dei santi Cosma e Damiano, erano affisse le tavole marmoree della Forma Urbis.

 

 

Arco degli Argentari (plastico)
Realizzato per la Mostra Augustea della Romanità (1937-1938)
Gesso alabastrino patinato; cm 41×55×40 1935-1936

Si vedono ancora i fori delle grappe. Poco lontano un’altra meraviglia. All’interno del cosiddetto Tempio di Romolo una selezione dei 33 reperti trovati durante gli scavi  del 2007-2016   nelle c. s. Terme di Elagabalo. Una galleria di ritratti in cui spicca un busto di Settimio Severo e una rara Erma a tre teste. Erano stati reimpiegati come materiale edilizio. A scavare questi tesori Panella dell’Università La Sapienza impegnata dall’86 sul Palatino. Ed ecco il sito da cui provengono da cui si gode una prospettiva insolita del Colosseo e dell’Arco di Costantino. Lo scavo delle Terme di Elagabalo (non una domus, ma un hospitium), ha riportato in luce una storia che va dall’età del ferro all’edilizia aristocratica, alle trasformazioni severiane. Foto 8

Arco di Settimio Severo a Leptis Magna (plastico)
Resina; cm 93×89×89 Roma, Museo della Civiltà Romana, inv. MCR3833
Fotografia di Stefano Castellani Roma, Museo della Civiltà Romana, inv. MCR 3587
Fotografia di Zeno Colantoni

 

Roma, Colosseo –  Foro Romano – Palatino. Fino al 31 agosto 2019. Informazioni: prevendita e visite guidate 06-39967700 e  www.colosseo.beniculturali.it foto 9

Laura Gigliotti

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Senese di nascita e romana d’adozione. Iscritta all’Ordine Nazionale dei Giornalisti di Roma dall’81, ha pubblicato in modo continuativo per quotidiani e riviste cartacee: da “La Voce Repubblicana” a “Mondo Economico”, a “ Il Tempo”, “il Giornale”, “Il Sole 24 Ore”. E per giornali online come “Visum” e “Quotidiano Arte”. Senza contare interventi saltuari in numerose pubblicazioni fra cui “Le città” e il “Corriere della Sera”. Sempre di cultura e società in senso lato e in modo specifico di archeologia, architettura, arte e musica. E di libri, di Roma e del Vaticano.

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