È aperta alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, nel centenario della nascita, una grande mostra dedicata a Mimmo Rotella promossa con la Fondazione Mimmo Rotella e con il Mimmo Rotella Institute di Milano. Si avvale di un particolare allestimento voluto dai curatori Giuliano Celant e Antonella Soldaini. Catalogo Silvana Editoriale.
Il titolo particolare e l’allestimento dato alla mostra fanno subito conoscere, a chi non lo avesse mai visto, il percorso artistico che Mimmo Rotella ha seguito nel suo lavoro. Proprio per mettere in luce lo sviluppo della sua arte, la mostra nel Salone centrale è stata concepita come una grande piazza circondata da pareti e da muri di palazzi dove le opere sono assiemate per mostrare il particolare linguaggio del manifesto, così come Rotella lo aveva concepito.
Come dichiarato da Germano Celant nella sua intervista al catalogo: “ Tale interpretazione urbana ha sollecitato un dispay che non fosse composto da frammenti, i quadri con strutture espositive centrali tipiche delle mostre tradizionali, in cui le opere sono presentate per temi e per momenti, in singoli territori parietali , stanze e sale, ma si integrasse con la piazza, entrandone a far parte. Al tempo stesso la necessità di proporre un’antologica dove i lavori giungessero a fornire – con estrema ricchezza connessa alla qualità e alla diversità – un ampio spettro dell’estetica di Rotella, comporta una loro presenza numerosa”.
Questo ha spinto, considerando il luogo e il numero delle opere più di 160, a tappezzare le pareti del salone centrale con sei grandi cartelloni dal formato in media di 3×10 metri circa, incentrati ognuno sulle principali tecniche che l’artista ha sperimentato e far avere ai visitatori la sensazione di passeggiare in una piazza. Il suo lavoro è iniziato avvalendosi del retro dei manifesti negli anni ’50 e ’60 e negli stessi anni sfruttando l’aspetto materico nei retro d’affiches.
Negli anni ‘60-’70 l’artista ha impiegato procedimenti fotomeccanici in serie su tela emulsionata e poi con gli artypos; negli anni ’80 ha celato il messaggio con una velina monocroma nei blanks, ritornando poi al manifesto strappato dove Rotella appone la sua cifra pittorica, per arrivare dagli anni ’90 al 2000 ai décollages di dimensioni monumentali. Come affermato da Antonella Soldaini “ I lavori presenti nei sei insieme-manifesto , testimoniano delle differenti tecniche adottate da Rotella negli anni.”
Al centro della sala sotto teca, organizzate in ordine cronologico, ci sono le testimonianze del lavoro dell’artista con documenti che rimandano ai sei “manifesti” esposti, foto, cataloghi, lettere che permettono di contestualizzare e comprendere l’attività di Rotella. All’esterno del salone-piazza due stanzette si contrappongono, una con i filmati degli anni Cinquanta e l’altra con la sua attività plastica e la serie dei Replicanti del 1990, opere in porcellana che con il loro titolo e aspetto, tra il pop e il surreale, alludono all’umanità ridotta al replicante di se stessa, senza sentimenti, che la portano a accettare tutte le guerre sparse nel il mondo.
Mimmo Rotella con la sua opera ha sempre voluto dare un significato non solo politico, ma di condanna alla mancanza di umanità.
Emilia Dodi