Incontro con Andrea Giordana a teatro

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Tutti conosciamo Andrea Giordana come uno dei più famosi attori di teatro e di televisione degli ultimi 50 anni. Non possiamo certo dimenticare la sua memorabile interpretazione negli Anni ‘60 in tv nello sceneggiato Il Conte di Montecristo che gli dette una vasta popolarità come i tanti personaggi interpretati in teatro, uno per tutti Otello di William Shakespeare. Dal 13 al 25 novembre ad Ostia, poi in tournèe, l’attore affiancato da Galatea Ranzi e da suo figlio Luca, porta in scena Le ultime lune, di Furio Bordon per la regia di Daniele Salvo. Visum l’ha incontrato.

Parliamo di questo spettacolo che la vede protagonista. Che personaggio è il suo?

Il fulcro di questo bellissimo spettacolo è una struggente, bellissima storia d’amore tra il mio personaggio, un anziano destinato a lasciare la sua casa, la sua stanza, per andare in una casa di riposo e mia moglie, morta ancora giovane, una donna meravigliosa che, apparendo sul palco, si materializza nella mia memoria. Ambedue, due personaggi vitali – spiega l’attore a Visum – affrontiamo temi attuali della vita. Fra i due grandi emozioni, forti sentimenti, ricordi, come se lei fosse ancora in vita. Fra loro due un figlio con il quale il padre ha poco dialogo”.

E’ un uomo che guarda al passato. Ma che futuro lo aspetta?

Finché ha la possibilità di ‘incontrare’ sua moglie e di parlarci, tutto ciò è motivo di vita. Ma quando poi, nel secondo atto, si troverà in una casa di riposo per anziani, il protagonista trascorrerà il suo tempo in compagnia del suo album di foto e a parlare con una piantina di basilico in cui cerca che prenda corpo sua moglie. Ormai, guardando il cielo, sente la fine dei suoi giorni”.

C’è un messaggio che vuole lanciare questa pièce?

Nessun messaggio da lanciare, questa pièce non deve insegnare nulla a nessuno. C’è solo questo grande amore – sottolinea – che lega il mio personaggio alla moglie che è morta, ma è come se fosse viva. L’amore qui è vitale e vorrei tanto, più che messaggio, che il pubblico ne sia coinvolto emotivamente. Ci sono momenti di ironia, bei dialoghi tra due persone ancora legate ma separate dalla morte della donna”.

 

Nascere da una famiglia di attori l’ha agevolata?

Agevolato no, diciamo che mi ha incanalato. Quando a casa si respira l’arte è difficile sottrarsi. Dai miei genitori ho rubato molto ma mi sono fatto da solo, il palcoscenico mi ha insegnato tutto”.

 

 

Anche suo figlio Luca recita. Gli ha fatto scuola? Gli dà dei consigli? Che padre è?

Scuola no, ci siamo trovati 4-5 volte a recitare insieme e si è creata una sorta collaborazione, ci diamo dei suggerimenti. Insomma ci si aiuta da professionisti familiari affettuosamente legati. In passato sono stato poco presente. Una volta si affrontavano tournée anche di 6 mesi, mancavo da casa per molto tempo. Ma quando c’ero, la mia presenza si sentiva, era esaustiva”.

 

Oggi il teatro è in crisi o sta rinascendo?

Purtroppo no. Non sono molto ottimista. Ogni tanto c’è qualche perla rara che emerge. Il teatro non ha mai avuto aiuti dalla politica, dai governi né di destra né di sinistra. La legge sullo spettacolo è fatta male, iniqua. Per non parlare – commenta con amarezza – di questi disastrosi algoritmi e delle sovvenzioni che, magari, ti arrivano in ritardo. Siamo tutti malmessi rispetto alla Francia e alla Germania. I nostri governanti, ahimè, non reputano il teatro fondamentale per il Paese. Le delusioni sono sempre dietro l’angolo”.

I suoi impegni futuri?

Per il momento oltre questo spettacolo, altri progetti in vista non ci sono. Le ultime lune mi comporta un dispendio di energie notevolissime, anche se la pièce è un viaggio attraverso bellissime emozioni anche dolorose e mi assorbe moltissimo. Portiamo lo spettacolo a Napoli, in Calabria, andremo a toccare altre città per un totale di circa 70 repliche. Se ci penso già sto male ora. Ma, credetemi vale la pena”.

Giancarlo Leone

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