Bartolome’ Bermejo in mostra al Prado

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Il Museo del Prado ospita fino al 27 gennaio 2019 insieme con il Museo Nacionale d’Arte di Catalunya dal 14 febbraio del prossimo anno, sino a maggio, un’interessante mostra antologica su Bartolomè Bermejo.

La prima pinacoteca spagnola sfoggia una mostra antologica, organizzata col Museo Nazionale d’Arte della Catalogna, che offre per la prima volta il virtuosismo tecnico e il suggestivo universo visivo del – immeritatamente- poco noto Bartolomé Bermejo.

Forse la sua condizione di ebreo converso lo indusse ad iniziare una vita itinerante: Valencia, Daroca, Saragossa e alla fine Barcellona. Sebbene associato con diversi maestri locali meno qualificati di lui, la sua firma documenta che ci troviamo davanti a un pittore da una spiccata personalità, cosciente delle proprie abilità. Questo maestro originario di Cordova, svolse la sua attività professionale nei territori della Corona d’Aragona.

Una delle personalità più affascinanti del panorama artistico della seconda metà del XV secolo e ora questo progetto, curato da Joan Molina, è riuscito a convocare per la prima volta la maggior parte delle sue opere, sparse fra i diversi musei e collezioni della Spagna.

 

Si tratta, infatti, di un meritato omaggio e così far conoscere al grande pubblico Bartolomé de Cárdenas, soprannominato Bermejo (Cordova, 1440 circa – 1501 circa) uno dei pittori più attraenti del XV secolo. Lo stile di Bermejo si basa nell’utilizzo delle potenzialità pittoriche dell’allora innovativa tecnica dell’olio. Dopo questa premessa, egli fu in grado di sviluppare un linguaggio personale di impronta realista, attento com’era alla definizione di spettacolari tonalità cromatiche.

La sua principale fonte di ispirazione fu indirizzata alla pittura fiamminga, la scuola inaugurata da Jan van Eyck e Rogier van der Weyden, che nella seconda metà del Quattrocento aveva conquistato tutta Europa, Italia compresa. Anche se si è detto che Bermejo si sarebbe formato nelle botteghe settentrionali, si rende più possibile che il suo apprendistato avesse avuto luogo nella cosmopolita Valencia, una città aperta tanto ai modelli fiamminghi quanto agli italiani, dei quali fu un seguace.

Oltre alla sua abilità tecnica, sorprende la sua capacità di apportare nuove interpretazioni di qualsiasi tipo di temi ed iconografie devozionali. La sua ricerca, specialmente nell’ambito paesaggistico e ritrattistico, gli permise di realizzare alcune delle sue opere più complesse e innovatrici nell’ultimo periodo del suo cammino professionale. Apprezzato da una grande committenza -formata da ecclesiastici, nobili e distinti mercanti- e persino dai suoi colleghi che spesso imitarono le sue composizioni.

Sicuramente, Bermejo era un pittore dal carattere difficile, che in diverse occasioni non rispetò i contratti firmati, come nel caso della pala per la parrocchia darocense di Santo Domingo de Silos. Quando nel 1477 abbandonò l’incarico, dopo aver dipinto la tavola centrale, si decise di forzare il suo ritorno all’incarico applicando la clausola di scomunica raccolta nel contratto, che comportava certe restrizioni lavorative. E dopo aver stipulato un nuovo contratto, alla fine le due tavole laterali furono realizzate dalla bottega del suo socio Martin Bernat.

Fra i motivi di questa sua condotta anticonformista, si pensa che egli ritenesse una committenza mal remunerata, o la scomodità di agire insieme a maestri meno qualificati oppure il suo rifiuto a rispettare i conservatori criteri estetici dei clienti. Dopo la sua morte, il suo nome e la sua opera furono dimenticati e solo recuperati alla fine dell’Ottocento, quando alcune delle sue tavole risvegliarono l’interesse dai grande collezionisti. Ora questa mostra, colma quel vuoto secolare esponendo 48 opere arrivate dalle collezioni di oltre 25 prestatori.

Carmen del Vando Blanco

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Laureata in Sociologia e Giornalista specializzata in Arte. Corrispondente per la Spagna di Revistart e Descubrir el Arte. Collaboratrice per l’Italia di Visum.it. Vanta di una esperienza di più di vent’anni in questo settore nonché in Turismo e Spettacolo. Rieletta membro del consiglio direttivo dell’Ass. della Stampa Estera con l’incarico di Mostre e Cultura.

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