Un amore impossibile al FIFF

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Il FIFF, il Festival Internazionale Cinematografico di lingua Francese, ha, giunto alla sua 33° edizione, invitato quest’anno tutti gli appassionati della Settima Arte  a ‘condividere’ il cinema. “Quello vero, quello che non lascia alternative”. E lo ha dimostrato con una programmazione eccellente ‘fatta ad immagine del cinema francofono, ricca, eclettica e, soprattutto, aperta sul mondo’ come spiegano gli organizzatori.

Non si tratta di passare novanta o centoventi minuti di svago ma di un invito a scoprire i numerosi aspetti del cinema, tra  condivisione e convivialità, alla scoperta  di cosa c’è dietro ‘quegli’  scenari, non solo quelli di evasione fatti  per ricrearsi,  ma anche tutti quelli che presentano temi più impegnativi. Insomma  una settimana, quella di Namur, all’insegna dello stupore, con tanti bei momenti di cinema elevato all’ennesima potenza.

 

Appena arrivati,  ahimè al terzo giorno di questa belle rassegna, siamo subito andati a vedere Un amore impossibile  di Catherine Corsini, che ne firma anche la sceneggiatura  insieme a Laurette Polmanss , tratto dal romanzo omonimo di Christine Angot.

 

Il film si snoda  in un periodo che va dal 1950 ai giorni nostri  raccontandoci  la storia di Rachel, una giovane bellissima  ebrea che un giorno incontra Philippe,  uomo senz’altro di bell’aspetto, ben educato e, il che non guasta, appartenente ad una ricca famiglia. Insieme vivono l’amour fou,  un’intensa e breve relazione, sufficiente però alla nascita di una bambina. Inutile dire che lui, da bravo macho non solo degli anni 50, ma di sempre, se ne va senza voltarsi indietro ma, nei successivi cinquant’anni, le loro vite saranno segnate dall’amore incondizionato tra madre e figlia,  da quello … impossibile di una donna per un uomo che la respinge ed, infine, dall’amore di una figlia per un padre assente e violento. Un essere che, sotto la classe, le buone maniere ed il rispetto  -perlomeno apparente- delle formalità, nasconde un essere abietto e manipolatore.

Belle le ambientazioni di Gérardmer, Nizza, Strasburgo, Reims e Parigi superbamente fotografate da Jeanne Lapoirie e, vi rimarrà certamente in testa la musica, sempre perfetta in ogni situazione di  Grégoire Hetzel che, come ricorderete,  ha vinto il premio Lumière nel 2016 per I miei giorni più belli  e La Belle Saison.

Mariangiola Castrovilli

 

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