Reparto Amleto al Teatro India

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Lorenzo Collalti firma la regia di “Reparto Amleto”, 50 minuti di esilarante spettacolo ispirato al dramma shakespeariano. La pièce restituisce una versione insolita del giovane Principe di Danimarca, impersonato dall’attore Luca Carbone, che anziché interrogarsi con l’immancabile teschio in mano giunge spossato in un Pronto Soccorso romano, sfinito dalle innumerevoli repliche e dalle bizze dei registi che nei secoli lo hanno costretto ad un’infinità di versioni.

Per l’occasione Amleto veste i panni, anzi il pigiama, di un internato guardato a vista da due veraci portantini, Santino e Roberto, gli attori Flavio Franucci e Cosimo Frascella, incaricati di intrattenerlo per evitare folli gesti durante il turno di notte. La vis comica che si scatena tra i portantini e il Principe è a dir poco incontenibile: Amleto vagheggia rivendicazioni di troni, accenna dialoghi con fantasmi, sciorina un linguaggio incomprensibile ai due che, per contro, gli rimandano stralci della loro ordinaria quotidianità fatta di botta-risposta alla macchinetta del caffè, di euro spicci che non bastano mai, trattandolo come fosse una creatura dell’iperuranio.

Amlè, quanto parli. Volevo vedè si te dovevi arzà tutti i giorni alle quattro dè mattina…”.  A disciplinare le continue baruffe dell’insolito terzetto è il ligio medico di guardia – l’attore Lorenzo Parrotto – che rinfresca ai due spazientiti portantini il Giuramento di Ippocrate da lui compiuto e dunque la parità di trattamento per ogni malato. Ed è proprio a Parrotto che volentieri abbiamo rivolto alcune domande per meglio interpretare il lavoro portato in scena. «Facciamo tutti parte della Compagnia L’Uomo di Fumo, racconta a Visum l’attore, formata dopo esserci diplomati alla Silvio D’Amico. “Reparto Amleto” ha avuto un notevole successo, insignito di Premi quali Miglior Spettacolo al Festival under 25 Dominio Pubblico 2017, il I Premio della Groups’ Competition al Festival dei 2Mondi e il Premio SIAE per la migliore drammaturgia».

«Noi abbiamo cercato di applicare quanto appreso durante gli anni di formazione e non dimentico quando, proprio il primo giorno, ci dissero che per fare l’attore dovevi stare sull’altro intendendo lo sviluppo di doti quali immedesimazione, compenetrazione. Noi abbiamo scelto di darci delle opportunità, di essere portatori di cambiamento, partendo però dal pubblico, dal capire le sue esigenze, cercando di scambiare reciprocamente un dono; attraverso le tavole del palco e con gli applausi finali.  Perché questo è in fondo il messaggio del Teatro e dell’Arte in generale: donare».

E poi continua… «Essere attore per me ha significato coronare un sogno ma dobbiamo imporci. Non è ammissibile che, dovendo fare un viaggio di lavoro in Gran Bretagna, sulla mia Carta di Identità non venisse accettata la dicitura Attore per qualificare la mia professione. Molta strada c’è da fare e forse proprio questo spettacolo è la giusta metafora. Partire e ri-partire da un classico dei classici: Amleto. Quando tutto sembrava essere già stato detto il regista Lorenzo Collalti – a parer mio un predestinato – ha scritto un nuovo Amleto, con i risultati che abbiamo visto. Perché c’è sempre qualcosa da dire e da aggiungere. Basta lasciare a noi giovani l’opportunità di farlo».

Francesca Pistoia

 

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