Incontro a teatro con Giuseppe Pambieri

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Dal 9 ottobre, al Teatro Quirino di Roma,  Giuseppe Pambieri è uno dei protagonisti della divertente pièce di Ronald Harwood, Quartet, per la regia di Patrick Rossi Gastaldi. Una commedia che vuole parlare ironicamente della terza età, degli acciacchi del corpo e della mente che caratterizzano questa fase della vita. Visum l’ha incontrato.

Pambieri, parliamo di questo spettacolo che lo vede coprotagonista

Quartet, questa deliziosa commedia da cui è stato tratto un film nel 2012 per la regia di Dustin Hoffman, è ambientata in una casa di riposo per artisti. Siamo quattro grandi interpreti d’opera, ai quali viene offerta la possibilità di rappresentare per un galà il nostro cavallo di battaglia, il quartetto del Rigoletto di Giuseppe Verdi Bella figlia dell’amore”.

 

Che personaggio interpreta e chi sono gli altri protagonisti?

Io interpreto Rudy e sono un tenore, sono un precisino con dei momenti di assoluta follia, uno stucchevole intellettuale. Poi c’è Cochi Ponzoni, Titta, il baritono, malato di sesso, Paola Quattrini è Cecilia, una donna ormai svampitella e poi Erica Blanc, Giulia, un grande soprano del passato lirico con tutti i suoi difetti da prima donna che un tempo fu anche mia moglie. E’ proprio lei – commenta Pambieri – che suggerisce l’idea di ridare vita al Quartetto. Prima è d’accordo, poi cambia idea. E’ una commedia esilarante dove non è facile mettere insieme quattro soggetti ognuno con la sua mentalità. Ma ci sarà un lieto fine. Con il canto – aggiunge – ce la caviamo tutti benissimo, ma ci sono dei trucchi che non svelo”.

C’è un messaggio che vuole lanciare questa commedia?

Certo. Ci sono momenti comici, teneri, malinconici. Ma tutto sommato tutti noi quattro, seppur anziani, abbiamo voglia di rimetterci in gioco. Abbiamo tutti una carica vitale e l’importante è non rassegnarsi ma andare sempre avanti. E’ questo il messaggio che il pubblico recepirà”.

Una brillante carriera e tanti personaggi interpretati. A quale si sente più legato?

Diversi. Penso nella mia carriera di aver interpretato più personaggi di altri miei colleghi e di aver lavorato con tantissimi registi. Ricordo Re Lear, con la regia di Strehler, Il piacere dell’onestà, Il fu Mattia Pascal”.

La ricordiamo in tv, fra i tanti sceneggiati fatti, ne Le Sorelle Materassi e Incantesimo. E’ cambiata oggi la tv?

Sì, una volta c’era più professionalità attoriale, culturalmente era più importante, oggi si scrive in maniera superficiale, parlando dei dialoghi. Anche se devo dire che ci sono certe fiction, oggi si chiamano così, molto interessanti come Il commissario Montalbano e I bastardi di Pizzofalcone”.

Ha ancora il classico sogno nel cassetto?

Vorrei interpretare Re Lear proprio nel ruolo del titolo, Enrico IV di Pirandello e Morte di un commesso viaggiatore di Arthur Miller”.

 

Cosa c’è nel futuro di Giuseppe Pambieri?

Riprenderò due spettacoli, ambedue con la regia di Giuseppe Argirò, Centomila uno nessuno che racconta in un viaggio ironico gli aspetti meno conosciuti di Pirandello e L’infinito Giacomo, opera incentrata sulla vita di Giacomo Leopardi”.

Giancarlo Leone

 

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