Sei lezioni di danza a domicilio

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La Roma bene svela i suoi segreti e le sue angosce, le sue solitudini ed anche le sue falsità attraverso un viaggio della durata di un paio d’ore all’interno di una casa borghese abitata da una signora sola che trova la scusa di imparare il ballo per socializzare e si rivolge ad un’agenzia specializzata che gli invia in casa un insegnante, il primo, quanto meno bizzarro.

 

È una signora, una ex insegnante, che tra contrasti ed ammiccamenti, instaura un non facile rapporto con il suo maestro, anche lui, si comprende nel corso della prima lezione, pieno di problematiche economico-familiari che si riflettono nei confronti della apprendista ballerina riflettendo, in fondo, i rapporti sociali in genere.

E come fa Pino Quartullo, il regista, ad inquadrare il personaggio in maniera più profonda?

Lo fa attraverso sei lezioni di ballo rese a domicilio, lezioni che avvengono tutte seguendo la stessa falsariga della prima, ma sempre più approfondendo le caratteristiche della signora ( che ogni lezione è diversa da se stessa ): prima l’approccio più o meno burrascoso con l’insegnante, poi la pseudo lezione ed infine, la protesta telefonica dell’amica della apprendista ballerina che abita sotto di lei sia perchè sente rumori, sia perché è, in fondo, soltanto curiosa di conoscere le abitudini di Lilli ( questo il nome del personaggio, che si fa veramente in sei, che prende le lezioni.

Dall’esame delle sei fattispecie di Lilli che prende sei lezioni ( ognuna per una danza diversa, dallo slow al valzer passando per il cha cha cha e lo swing ) emerge la personalità nascosta della donna, a volte arrogante, a volte debole, ma soprattutto sola, bisognosa di affetto, di relazioni umane, di desideri insoddisfatti che, a seconda dell’insegnante che le impartisce la lezione, giungono più o meno a compimento.

Non si pensi a nulla di spinto, di carnale, di erotico: si tratta soltanto dell’introspezione, non superficiale, della solitudine e del malessere che avvolge chi è solo e che pur di intraprendere salificanti contatti è disposto a tutto, anche a mentire o a quasi proporsi, lei donna, ad un uomo che uomo in uno dei sei siparietti che compongono il lavoro, uomo non é.

 

Caratteristica di questo spettacolo è l’insieme dei quadri che lo compongono, sei per la precisione, che pur riferendosi ad una sola donna è interpretato da ben sei coppie diverse, una per ogni danza per la quale vengono impartite le lezioni e tutte costituite da una Lilli e da un insegnante maestro di ballo, una Lilli sfaccettata e sei maestri aventi caratteristiche umane le più variegate.

 

Del lavoro si apprezza l’originalità che emana e che offre notevoli spunti di riflessione su fatti e persone, sulla poliedricità della donna in generale che viene egregiamente espressa da un ben affiatato gruppo di dodici attori che lo stesso regista ha raggruppato qualche tempo fa e per la sincronizzazione dei quali ha tenuto un apposito workshop.

 

 

L’ingegnosità dell’argomento trattato l’originalità della sua trattazione invitano fortemente lo spettatore a ragionare sull’argomento solitudine fornendo anche spunti per affrontare una tematica tipica dei nostri giorni che Quartullo espone in maniera simpatica a volte drammatica ma comunque sempre velata di simpatica comicità.

Andrea Gentili

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