War Game al teatro Ghione di Roma

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Tre eroi di italiani di guerra, i tenenti colonnello Alessandro Tandura e Pier Arrigo Barnaba ed il tenente Ferruccio Nicolosio, tutti medaglie d’oro al valor mlitare, sono i personaggi occulti di questa storia che Veruska Rossi, Riccardo Sacarfoni e Guido Governale hanno scritto per collegare, in forma universale ed al di fuori del tempo in cui essi vissero la guerra, i ricordi, gli amori, le paure e le condivisioni di paure che ogni tipo di guerra porta con se.

 

Tre eroi di ieri ed alcuni ragazzi di oggi, in un parallelismo che collega eroi usciti dal passato e ragazzi di oggi, ragazzi tecnologici e che vengono posti insieme su un palcoscenico per raccontare al mondo che la guerra, in qualunque forma essa venga combattuta, è sempre una forma universale e contemporanea di odio che va via via evolvendosi attraverso invenzioni di nuovi strumenti di guerra, sempre più terribilmente mortali.

 

La storia è fatta anche e soprattutto di guerre ma ciò non dovrebbe voler dire che esse debbano svolgersi in maniera inevitabilmente materiale: gli autori di questo particolare lavoro di cucitura delle epoche mettono a confronto il come nel tempo le diatribe tra popoli si siano evolute e, sperando, propone di combatterle con quanto di positivo la attuale tecnologia mette a disposizione: l’informatica, gli schermi dei computer, i mouse, i colori ed i rumori dei videogiochi.

Insomma, la proposta insita nel testo di questo affascinante lavoro in scena al Teatro Ghione sino al 22 aprile è quella di “giocare” alla guerra non più in maniera materiale e reale ma virtuale, una proposta che se i politici della nostra era facessero propria sarebbe in grado di risolvere, in maniera pur sempre tecnologica, gli irrisolvibili dissidi che l’uomo è sempre stato in grado di provocare.

 

E così trionferebbe l’amore, sarebbero superate le paure, le individualità e tutto il mondo potrebbe condividere un benessere universale, soltanto attraverso un video game affidato alle sapienti mani di sette bambini rinchiusi in una cameretta; proprio come nel caso della proposta di Rossi, Scarafoni e Governale.

 

Gli attori in scena sono quelli della Compagnia Omnes Artes che interpretano in maniera svelta, veloce, efficace i rispettivi ruoli formando nel pubblico l’idea che “sarebbe proprio bello” se così si facesse.

Andrea Gentili

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