Sanremo 2018: il Festival si veste di Amarcord con Baudo all’Ariston

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E così, fra canzoni e polemiche e la sospensione del duo Meta-Moro abbiamo archiviato anche la seconda serata della 68° edizione del Festival di Sanremo 2018 targato Claudio Baglioni. Il festivalone è ripartito con il suo carrozzone, senza, però, Fiorello, affidato al trio Baglioni-Hunziker-Favino. I tre, rincuorati dal boom dei dati d’ascolto della prima serata, ieri sera sono sembrati più sciolti, a volte anche sopra le righe come ha dimostrato l’originale siparietto iniziale su Il pozzo dei desideri di Biancaneve, altre volte pronti a scatenarsi come nel balletto su Despacito.

C’è subito da dire che Michelle Hunziker è stato anche ieri sera il punto di forza della serata: presenta, canta, balla, introduce, seduce. E sorride sempre anche quando le viene ricordata quella famosa “foto” con il suo fondoschiena apparso in uno spot di indumenti intimi, le impedisce di elevarsi dallo status di valletta a quella di conduttrice.

Eppure proprio ieri sera è sempre la Hunziker la migliore: più reattiva nelle improvvisazioni di Claudio Baglioni, ancora abbastanza ingessato, ieri era l’unica interessata a far funzionare bene l’ingranaggio della seconda serata (ritmi, ingressi, presentazioni), non potendo fare molto affidamento su Pierfrancesco Favino, più bravo come comico che come presentatore. Ma è giustificabile: lui è un attore e anche bravo.

Come dicevamo, la seconda serata, orfana di un mattatore, di uno stratega, di un vero istrione come Fiorello, è arrivata alla meta, scortata dalla svizzera Hunziker, che dimostra proprio di essere nata lì. Dopo l’originale divertimento iniziale del trio di conduttori, ecco sul palco dell’Ariston le prime quattro Nuove Proposte: il potente brano di Mirkoeilcane, Stiamo tutti bene, sugli sbarchi, con il dramma dei migranti via mare, il ritmo di Giulia Casieri, con Come stai?, la melodia di Alice Caioli con Specchi rotti e la demenzialità divertente alla Gabbani di Lorenzo Baglioni, con Il congiuntivo, è arrivato, attesissimo, l’amarcord over 70, Pippo Baudo, che ha ricordato con foto e parole, i suoi trascorsi 13 Festival.

Tutti in piedi ad applaudire il Pippo nazionale con una standing ovation. Poi, per dovere di cronaca, dobbiamo menzionare il tributo de Il Volo a Sergio Endrigo con Canzone per te, e prima ancora si erano esibiti con Nessun dorma, Sting che si è esibito con Shaggy, ringraziando il bello dell’Italia, il Rinascimento, Verdi. E poi Biagio Antonacci, Roberto Vecchioni che ha riproposto una canzone del passato popolarissima, Samarcanda, e poi la canzone vincitrice del Festival di Sanremo del 2011, Chiamami ancora amore.

Tra vecchi successi rinverditi, tra momenti surreali come il duetto impossibile tra Baglioni e Franca Leosini sulla canzone Questo piccolo grande amore e momenti di entertainment poco legati al resto dello spettacolo, Sanremo ha concluso senza intoppi la serata. Peccato solo che le canzoni dei Big, tranne quattro o cinque, siano così deboli da non rimanere impresse: dalla performance penosa di Elio e le Storie Tristi, pardon Tese, al dimenticabile brano delle Vibrazioni e con una Nina Zilli sempre ottima ma qui poco incisiva. Purtroppo l’anello debole della serata e proprio la musica.

E per un Festival come Sanremo è veramente un bel problema. Tra i brani favoriti, comunque, quello de Lo Stato Sociale, Una vita in vacanza. La “Nonna che balla” ha avuto il suo effetto. Il fenomeno de Lo Stato Sociale ha raccolto tanti consensi da scalare la classifica redatta dagli esperti di Sisal Matchpoint. Il gruppo ha scavalcato i super favoriti Meta-Moro, sui quali pesa anche il provvedimento di sospensione.

Giancarlo Leone          

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