Intervista con Rodolfo Laganà

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In principio era Toro Seduto, figura del leggendario capo Sioux… Invece dal prossimo 16 febbraio, si conosce un altro indiano, Toro Sedato, che si materializza al Salone Margherita nella persona di Rodolfo Laganà, con tanto di copricapo fatto di piume e un perfetto travestimento da pellerossa.

Rodolfo, perché questo titolo originale per il suo nuovo spettacolo?

Più che altro è un gioco di parole. Quando con Paola Tiziana Cruciani e Roberto Corradi abbiamo cominciato a scrivere questo testo, intanto ci divertiva l’idea di questo titolo, ma poi tutti e tre abbiamo capito che volevamo raccontare quella che è la vera filosofia del romano – spiega a Visum Laganà – che tante volte gioca a ‘fare l’indiano’ in tanti momenti della nostra vita quotidiana. Insomma, si gioca ironicamente su chi fa finta de nun capì”.

E quali sarebbero questi momenti?

Beh, quando dobbiamo fare la raccolta differenziata, quando si deve trovare un parcheggio, quando hai una scusa per non fare cose serie che dovresti fare, quando cerchi di non capire per paura, per convenienza. Con questo spettacolo – commenta – ritorno al vero show come una volta, non più solo monologhi. Con me sul palco ci sarà Deborah Johnson che canterà dei brani originali scritti da Sasà Flauto”.

Chi è, dunque, Toro Sedato?

Toro Sedato è Roma, scintillante, bella. Lo show vuole essere anche un omaggio a Roma, Città Eterna come la sua leggenda. Ma certo come è ridotta adesso, prima non si era mai vista”.

Come romano doc si spieghi meglio

Da circa 40 anni racconto la mia città in teatro perché Roma la amo veramente. Ma in questo momento non mi somiglia affatto. E’ diventata una città molto irrispettosa – sottolinea – violenta, dove c’è molta maleducazione, e dove l’illecito diventa lecito. Come romano doc ho la caratteristica dell’ironia, il farmi scivolare tutto addosso, ma sono anche deluso per il suo degrado. Mi auguro che la situazione si possa risolvere, anche se la vedo molto difficile”.

 

Un suo pregio, un suo difetto

Come pregio mi posso definire una persona onesta, obiettivo nel lavoro che faccio. Come difetto non riesco a godermi pienamente le cose, mi lascio sopraffare dai sensi di colpa”.

 

 

In tre aggettivi come si definisce Rodolfo Laganà?

Ironico, surreale, sentimentale”.

 

Lei ha iniziato a fare l’attore con Gigi Proietti nel 1979. Che ricordi ha di quei tempi?

Ricordi bellissimi. Non sapevo cosa fosse fare teatro. So solo che frequentando il suo Laboratorio al Teatro Brancaccio la mia vita si è stravolta e mai pensavo che dopo quasi 40 anni ancora sarei stato qui a fare teatro. Devo tutto a Gigi Proietti, non finirò mai di ringraziarlo, ci lega una grande amicizia e io sono considerato come uno di famiglia”.

So che vuole fare un appello proprio per il Salone Margherita

Il Salone Margherita è uno spazio da tutelare, da difendere. Come si può permettere di far sparire un teatro così importante dove recitò Petrolini? Ha un valore storico importante, è un punto di riferimento per la romanità da conservare”.

Giancarlo Leone

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