Malìa al teatro Quirino di Roma

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Sono pochi gli artisti che, all’apertura del palcoscenico, sanno che si troveranno di fronte un pubblico già perdutamente innamorato di loro. Massimo Ranieri è tra questi.

Potrebbe limitarsi a far poco o nulla, l’accenno di una celebre melodia, il racconto di un episodio della sua straordinaria vita personale e professionale gli spettatori resterebbero ugualmente sedotti. Ma al ‘ragazzo’ di Napoli si sa, non piace vincere facile. E così alla ricerca di novità, stimoli e sfide ecco che nasce Malìa uno spettacolo (che prima è stato un disco, anzi due) dove i classici della canzone napoletana degli anni 50/60 vengono rielaborati in chiave jazz, avvalendosi della collaborazione di autentici numeri 1 del genere, da Rita Marcotulli al piano, Enrico Rava alla tromba, Stefano Di Battista ai sassofoni, Riccardo Fioravanti al contrabbasso e Stefano Bagnoli alla batteria.

 

 

Il concerto si apre con Tutta ‘n’ata storia (1982) di Pino Daniele che con gli anni 50/60 ha poco a che fare, è vero, ma che ha a che fare moltissimo con Napoli, quella Napoli senza tempo che Ranieri dipinge con le note struggenti di Luna Rossa o Anema e Core o il gioioso trittico firmato Carosone ‘O Sarracino, Torero e Tu vuò fà l’americano.

 

Sempre accompagnato dall’ ensemble dei favolosi 5 jazzisti il cantattore nazionale reinterpreta Luna caprese, Nun è peccato e del pugliese innamorato di Napoli, Mimmo Modugno Lazzarella e la scandalosa Resta cu’ mme, canzone censurata, come ricorda Ranieri per quel verso ‘Nu’ me ‘mporta dò passato, nu’ me ‘mporta ‘e chi t’ha avuto’ che sarà sostituito col più casto ‘Nu’ me ‘mporta si ‘o passato, sulo lagreme m’ha dato’.

C’è posto anche per il romanissimo (pure se nato a Torino) Rascel e la sua Te voglio bene tanto tanto bene che ha dato a Ranieri l’ispirazione per il titolo dello spettacolo. Una sorpresa nel finale con 2 cavalli di battaglia (il pubblico li chiede a gran voce!) dell’artista, Rose rosse e Perdere l’amore. E la ‘malìa’, la magia ancora una volta è fatta. Fino al 31 dicembre al Teatro Quirino di Roma.

Ludovica Mariani

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