Le sorelle Materassi

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Geppy Gleijeses è il regista di uno stupendo adattamento di Ugo Chiti di quel capolavoro che valse l’affermazione di Aldo Palazzeschi come personaggio dal multiforme ingegno e di una tale sconfinata cultura che malgrado tutta la sua evidenza lo pone tra i futuristi prima, pacifista poi ed, infine, uomo e scrittore d’avanguardia.

Palazzeschi è stato un poeta, un prosatore, un drammaturgo, un romanziere ed anche un giornalista di fama la cui fama deriva dall’enigmatico e dall’inafferrabile: proprio come questo suo lavoro che ha spopolato al teatro Quirino Vittorio Gassman, ora in tournée, che narra le vicende di quattro donne che vivono una vita apatica, tranquilla ma isolata: tre sorelle, nubili quanto basta per essere diventate arcigne e grigie, con il loro passato a volte felice, a volte affaticato, come ognuno di noi vive ed ha vissuto, tre caratteri diversi tra loro che vengono abilmente coordinati dalle attenzioni affettuose della loro domestica che vive da sempre con loro.

C’è, o meglio c’era, una quarta sorella che morendo ha lasciato un figlio, il bel Remo, che una volta preso contatto con le tre zie le stravolge, le risveglia e ne attrae le più recondite attenzioni, fino ad arrivare al punto di diventare capriccioso e portarle alla rovina finanziaria perché concentrano su di lui tutti i loro affetti ( ed anche i loro risparmi ) permettendogli di vivere una vita agiata che non merita.

Delle tre una soltanto, Giselda (interpretata da Marilù Prati) comprende che l’andazzo impresso alla loro vita le porterà alla rovina ma tanto Teresa (Lucia Poli) che Carolina (Milena Vukotic) non se ne danno per intese per quanto sono attratte dal bel giovane: il loro destino è segnato, saranno costrette ad indebitarsi, a diventare tre povere donne che rappresentano tutte l’epoca (tra il 1918 ed il 1928) in cui il dramma semicomico ma tragico si svolge.

Un cast veramente eccezionale fa da corollario alla rappresentazione, dalla tetragona, deliqui ante, assolutamente e simpaticamente attraente Milena Vukotic alla brava, semplice ma sapientemente dura Lucia Poli, dalla realistica Marilù Prati che veste i panni di una Giselda divenuta “rivoluzionaria” nei confronti del nipote a causa della disastrosa sua esperienza coniugale ( e lo fa nella maniera più appropriata e perfetta possibile), alla bravissima Sandra Garuglieri che sa imprimere una forza ponderosa al personaggio non certo secondario di Niobe, la domestica; discorso particolare meriterebbe Gabriele Anagni che sa interpretare lo sfaccettato Remo, uomo dai mille volti e dai mille vizi con una convinzione tale da sembrare realisticamente vero.

La dissolutezza del nipote fa da contraltare alla esistenza grigia delle zie ed il colmo della sua sfacciataggine viene raggiunto quando torna a casa, dopo un viaggio, con una donna che intende sposare, una ricca ereditiera americana che neppure considera l’esistenza delle tre ormai vecchie e sfaldate sorelle Materassi che, malgrado tutti i dispiaceri ed i guai che Remo ha provocato loro, continuano ad idolatrarlo: una grande foto del dissipatore resta esposta nella casa divenuta per tanti versi ancor più triste e tragicamente vuota, in tutti sensi.

 

Insomma, un lavoro nato dalla creativa ( ma non troppo ) mente da burlone di un Palazzeschi che con questa sua opera ricorda lo svolgersi di una tragicommedia densa di satira e non priva di un consumato modo di osservare e descrivere lo svolgersi della vita in un periodo politicamente criticabile che vide, tra l’altro, l’affermarsi di personaggi del genere di D’Annunzio le cui vicende altisonanti sembrano richiamare quelle delle povere e disastrate sorelle di Coverciano.

Andrea Gentili

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