Fernando Birri e Carmen Guarini a Buenos Aires

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Buenos Aires – Ata tu arado a una estrella, ovvero Lega il tuo aratro a una stella, è il titolo di un film di Carmen Guarini che è molto piaciuto sia agli addetti ai lavori che al grande pubblico del 32° Festival di Mardelplata perché ci fa conoscere un uomo incredibile, come sempre avremmo voluto fare, fin da quando lo incontrammo, per la prima volta qualche anno fa, proprio qui al festival, una sera nel bar del nostro albergo il Provincial, un momento magico che avremmo voluto non finisse mai…

Stiamo parlando di Fernando Birri, il padre del nuovo cinema latino americano, straordinario regista con il dono della poesia, personaggio a tutto tondo, capace di radiografarti al primo sguardo dei suoi occhi profondi che incontrano i tuoi. Animato da una fede straordinaria, Birri, incrollabile utopista, sa dare il giusto peso al mondo che lo circonda, con il valore aggiunto però, di un’indomabile volontà di credere nel futuro.

Argentino, ma italiano di elezione, Birri sceglie Roma per i suoi studi al Centro Sperimentale di Cinematografia che frequentò dal 1950 fino al 1953. Tornato   in Argentina, fonda la prima scuola di cinema, l’Istituto di Cinema nella Universidad Nacional del Litoraldi Santa Fè, dov’è nato. Ecco poi il documentario che qui conoscono tutti a memoria, Tire dié, con evidenti influssi neorealistici. Los inondando, la sua opera prima invece fu premiata a Venezia nel ’61.

Nel bel lavoro di Carmen Guarini, interessante antropologa argentina, regista e produttrice specializzata in cinema del reale, che abbiamo incontrato nella sua casa di Buenos Aires, lo vediamo raccontato con filmati ed interviste che iniziano nel 1997, per arrivare fino ad oggi, regalandoci qualcosa che certamente non dimenticherete. Ecco allora uno splendido, lucido ed affascinante Birri che oggi, a   novantadue anni, riesce ancora ad incantarsi con una minicamera GoPro.

Il 1997, è stato l’anno in cui Birri, a trent’anni dalla morte del Che, ripercorre in lungo e in largo l’America Latina con per ricostruirne la figura riscoprendo, con tante diverse testimonianze, il significato e la validità delle utopie.

Vediamo così Compañero Birri, diario de una filmacion , un filmato  che si perse in un mare di confusione e di incuria. Recuperate e rielaborate le immagini, con quel miracolo che ogni tanto avviene, ecco, sotto i nostri occhi, personaggi come Ernesto Sabato, Eduardo Galeano, León Ferrari e Osvaldo Bayer.

E poi, le immagini del pranzo nel ranch di Rincón, e momenti ufficiali, tra cui il discorso di inaugurazione della Escuela de San Antonio de los Baños aperta da Birri a Cuba il 15 dicembre del 1986, e l’abbraccio con Fidel.

 

A Buenos Aires, appena finito il festival di Mardelplata e prima di partire per il quello dell’Havana, Carmen Guarini ci ha raccontato, nella sua casa, la nascita della sua amicizia con Birri negli anni 80, anche lei affascinata da quest’uomo eccezionale che incontrò al festival del cinema latino americano di Trieste.

 

 

Ero interessata alla scuola che aveva fondato a Santa Fe nel 57 –ricorda Carmen –  la prima scuola di cinema di tutta l’America Latina. Legammo subito.  Sono un’antropologa e, all’inizio della dittatura, espatriai in Francia, studiando con Jean Rouch. Incuriosita dal fatto che Birri non tornasse in Argentina gli chiesi il perché. ‘perché non mi invitano’ fu l’asciutta risposta. Così lo feci invitare per tenere un seminario”.

 

 

E? “Fu così che nacque Che, muerte de una utopia? il documentario prodotto dai tedeschi. Un film con interviste, riflessioni e molto altro. Estremamente moderno e totalmente anarchico. Io lo seguivo e riprendevo a mia volta”.

 

 Carmen, esiste un’eredità di Birri nel cinema argentino di oggi…? “qui adesso c’è da lottare più che mai perchè i tagli alla cultura e al cinema voluti dal governo neoliberista di Macri, sono enormi. Tagli motivati dal fatto che i film d’autore vengono visti da poche persone. Ma, mentre negli ultimi dodici anni, con le politiche di sostegno abbiamo avuto un cinema argentino di tutto rispetto, con centocinquanta titoli l’anno e buoni risultati nei festival internazionali, adesso l’indirizzo è quello di un notevole ridimensionamento per produrre pochi film mainstream.  E la motivazione viene dal fatto che i film d’autore vengono visti da pochi”.

Mariangiola Castrovilli

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Giornalista giramondo con scoop come le interviste al fratello dell'ultimo imperatore cinese Aisin-Gioro Puren durante la protesta di piazza Tienanmen a Pechino e al generale israeliano Moshe Dayan dopo la guerra dei 6 giorni. Per la Rai in diretta radio e tv, è stata l'unica giornalista donna al mondo a volare a due volte la velocità del suono su un tornado, correre con una Ferrari 40 a 324 Kmh sul circuito di Maranello. Inoltre è stata l'unica giornalista a bordo del MB-339 Aermacchi della pattuglia acrobatica delle Frecce Tricolori. É membro del SNGCI.

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