Camilleri rilegge Troppo rumore per nulla in siciliano

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Quest’anno il Silvano Toti Globe Theatre, con la direzione artistica di Gigi Proietti, ha aperto la sua stagione estiva con uno spettacolo particolare, uno Shakespeare in siciliano, Troppu trafficu ppi nenti, il famoso Troppo rumore per nulla, dove Andrea Camilleri e il regista Giuseppe Dipasquale si sono divertiti a mettere in scena un mistero che si celerebbe dietro la vita e le opere del Bardo.

Loro hanno immaginato uno dei più famosi drammaturghi del mondo nei panni di Michele Agnolo Florio Crollalanza: uomo di origine quacquera che per sfuggire alle persecuzioni religiose, visse buona parte della sua vita tra Messina, Venezia, Verona, Stratford e Londra, scrivendo vari drammi. Fu proprio a Stratford che l’uomo prese il nome del drammaturgo inglese, oggi conosciuto da tutti, Shakespeare, per l’appunto.

Una trovata singolare e divertente che prima è stato un libro, scritto a quattro mani da Camilleri e Dipasquale ed ora diventato uno spettacolo teatrale, diretto dal Dipasquale, che vede protagonisti gli attori Roberta Andronico, Filippo Brazzaventre, Pietro Casano, Valeria Contadino, Federico Fiorenza, Luciano Fioretto, Valeria La Bua, Mimmo Mignemi, Giorgio Musumeci, Luigi Nicotra, Gian Paolo Poddighe, Carlotta Proietti, Ruben Rigillo, Valerio Santi e Giovanni Vasta, altro non è che la famosa opera, come dicevamo,  Troppo rumore per nulla, commedia romantica scritta da Shakespeare nel 1598 ed ambientata a Messina.

Assistiamo così all’amore tra la bella Eru e il giovane Claudiu. Un amore minacciato dalle calunnie di Don Giovanni Bastardu, che vuole mettere a tutti i costi in cattiva luce l’onestà della ragazza, facendola fingere morta, dopo aver ricevuto l’accusa di non essere pura e poi abbandonata sull’altare dallo sposo.

 

 

Gli eventi sono travolgenti, trasformando il palco del Globe in una Messina esotica, ricca di colori, luci e suoni tipici di quelle terre. Il quadro mediterraneo che si mostra alla platea incuriosita è arricchito dai bravissimi attori che, pur non essendo siciliani, recitano un perfetto messinese, strappando applausi a scena aperta, divertendo e sorprendendo. L’intreccio degli eventi fra amori e inganni, mescolando l’amarezza della tragedia al divertimento della pièce, fa di questa commedia un punto focale della drammaturgia.

L’atmosfera che si respira in questo teatro elisabettiano all’aperto, i suoni dell’idioma siculo creano una sensazione magica, antica che riportano lo spettatore agli albori del dramma shakespeariano. Attraverso questa rivisitazione di Troppo rumore per nulla si apprezzano ancora di più i valori, le origini, la storia della cultura italiana, ma soprattutto la lingua siciliana che è diventata “universale” non solo per via dei romanzi più famosi di Camilleri, ma anche perché presente nelle varie fiction trasmesse in tv.

Giancarlo Leone        

 

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