Il canto dell’usignolo al Ghione

0

Serate tutte dedicate al grande William Shakespeare quelle, dal 1 al 9 aprile, per opera di Glauco Mauri e Roberto Sturno, vanno in scena sul palcoscenico del Teatro Ghione

Due grandi attori, un gradissimo autore i cui ingegni si fondono per dare voce a quella voglia di parlare che ognuno di noi nasconde in se stesso, ma che teme di far emergere quasi per una forma di codardia, di timore di far male a coloro, i più, che con la loro ignoranza e la loro volgarità ci avvolgono e ci soffocano.
Caro usignolo, perché non canti più?” chiede il pastore: “Non canto più perché le rane gracidano talmente forte che mi hanno fatto passare la voglia di cantare!” è la risposta sconsolante; l’usignolo è la vita di ognuno di noi, le rane rappresentano il mondo che ci circonda, ci soffoca.

 

 

Glauco Mauri, veramente un grande del palcoscenico in grado di trasportare lo spettatore nel fantastico mondo delle creature che parlano, dei sentimenti sottesi ad ogni umano atteggiamento è come un Dio che scende in terra a far riflettere gli umani che, però, riflettere non vogliono e si adagiano sul banale.

 

 

Roberto Sturno, non una spalla ma un altro protagonista delle otto composizioni di Shakespeare le cui immortali poesie, vengono recitate sulle musiche composte ed eseguite da Giovanni Zappalorto al pianoforte e con l’ausilio di un bravissimo e delicato percussionista del calibro di Marzio Audino.

 

 

 

Sintetiche le scenografie di Marta Crisolini Malatesta brava a sfruttare anche la potenza espressiva di Anna Lisa Amodio che canta a video supportata dalle accattivanti luci di Alberto Biondi.
Enrico V, Come vi piace, Riccardo II, Timone di Atene, Giulio Cesare, I sonetti, Re Lear, La tempesta, sono i titoli delle opere del drammaturgo inglese dai quali vengono tratte le poesie che, magistralmente recitate, incantano il numeroso pubblico in sala.

 

 

Si recita fino a domenica 9 aprile: il successo è assicurato.

Andrea Gentili

Nessun commento