L’Avaro di Plauto al Ghione di Roma

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Il teatro Ghione ha ospitato dal 21 al 26 marzo una delle più celebri commedie di Plauto, l’“Aulularia”, la commedia della pentola d’oro con un Edoardo Siravo che interpreta con talento straordinario la figura del protagonista, quell’avaro che ha saputo ispirare anche diversi autori più recenti quali Shakespeare e Moliere.

Lo spalleggia Enzo D’Arco che evidenzia come la semplicità dello svolgimento del lavoro in scena e la vivacità siano le caratteristiche che rendono grande ed affascinante lo spettacolo di Plauto.
La commedia, che viene per diversi tratti recitata con richiami alla lingua latina, raggiunge lo scopo di voler insegnare la morale insita nel suo testo originale: invitare lo spettatore alla generosità, mai ad essere avaro perché, in fondo, l’avaro è di per se stesso soggetto a negativi e curiosi commenti da parte del mondo che lo circonda e si “infetta” di una malattia che può guarire, come nel caso di specie, soltanto attraverso uno scherzo, un ritorno alla realtà magari indotto in maniera sgradevole, però efficace.

E in questa ottica, la magistrale regia di Nando Sessa evidenzia, con un incedere incalzante, con continui botta e risposta dal carattere simpatico e vivace, con una serie di sottintesi nei dialoghi, l’origine latina di un lavoro classico come classica è la nostra cultura che proprio da autori come Plauto abbiamo ereditato e che attori del livello di Siravo, D’Arco, Lucio Ciotola, Gabriella Casali riescono agevolmente a farci gradire attenendosi al motto “Non sono consentite risate ed applausi in lingue diverse dal latino”.

L’insieme del lavoro in portato sul palcoscenico del Ghione è tale da rendere in sala un’ atmosfera divertente ed in grado di ispirare dotte risate perché il testo di Michele Di Martino unito alle musiche di Francesco Verdinelli ed ai costumi efficaci di Daniele Gelsi sono perfettamente in grado di descrivere in toni comici ma efficaci, al fine della morale che intende sostenere, la
malattia” dalla quale è affetto l’avaro.

Il genio creativo del grande e primo commediografo italiano, nativo di Sarsina e vissuto tra il 250 ed il 184 a.C. è tanto degnamente onorato da Nando Sessa da indurci a chiederci il perché, purtroppo, questo grande lavoro sia rimasto in cartellone per soli tre giorni in un teatro, il Ghione, che con la scelta di portalo in scena ha saputo efficacemente rendere omaggio al grande autore latino che, prima di dedicarsi alla commedia, fu anche attore di successo.

Andrea Gentili

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