A tu per tu con Massimo Venturiello

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Massimo Venturiello, regista, attore poliedrico e versatile, questa volta strizza un occhio al cinema perché dallo scorso 2 marzo è in scena al Teatro Parioli-Peppino De Filippo con un bellissimo testo – tratto dal romanzo di Giovanni Arpino, Il buio e il mieleProfumo di donna, adattato da Pino Tierno e la regia dello stesso Venturiello. Visum l’ha incontratato.

Massimo Venturiello nella duplice veste di attore e regista calca il palcoscenico del teatro Parioli di Roma, www.parioliteatro.it
nella pièce intitolata “Profumo di Donna”. Negli Anni 70, sempre da questo romanzo, Dino Risi ne aveva tratto un indimenticabile film interpretato da Vittorio Gassman, poi rifatto nel remake Scent of a Woman di Martin Brest con la grande interpretazione di Al Pacino. Visum l’ha intervistato.

Venturiello, parliamo di questo spettacolo. E’ sua l’idea di metterlo in scena?
Avevo visto il film a suo tempo con Vittorio Gassman e poi la versione remake con Al Pacino. Un anno fa con Pino Tierno, che ha adattato il testo per il teatro – spiega a Visum – abbiamo fatto una lettura dal romano di Giovanni Arpino, Il buio e il miele, da cui poi è stato tratto il film con Vittorio Gassman. Me ne sono veramente innamorato. In realtà, avevo pensato di farne una versione teatrale. Detto fatto: lo scorso novembre abbiamo debuttato a Fermo nelle Marche. La partenza è stata ben accolta, straordinaria e così – commenta – abbiamo deciso di continuare l’avventura. Certo, ora affrontiamo la piazza romana: ma se tanto mi da tanto, visti i pregressi successi, non dovremmo avere problemi”.

Come è nata l’idea della rappresentazione teatrale, visto che il pubblico ricorda Profumo di donna prettamente cinematografico?
Partire semplicemente da un film, è una cosa che io ho già realizzato con altri spettacoli. Ma poi quando guardi a teatro Profumo di donna, il film te lo dimentichi. Il motivo per cui ho scelto questo testo, è perché sentivo la necessità di raccontare che in un’epoca di globalizzazione, di facilità di comunicazione si vive un profondo anonimato”.

Si spieghi meglio. La comunicazione ci rende tutti anonimi?
Credo che il libro di Arpino, dal quale è stato tratto il film, sia rimasto nella storia della letteratura italiana del ‘900, perché rappresenta il ritratto della solitudine e della disillusione esistenziale ben compenetrato nel ruolo del mio personaggio, che affronta con cinismo tutta la vita, perché ha perso degli ideali e non crede più a nulla. Il cinismo di Fausto – sottolinea il regista – il capitano militare che interpreto, può risultare anche divertente, pur nascondendo un profondo senso di vuoto che bisogna colmare. E’ una risata che accompagna le lacrime e che porterà ad una soluzione”.

La versione teatrale è rimasta fedele a quella cinematografica?
La ricorda abbastanza fedelmente, per tanti aspetti. I personaggi sono quelli, la trama è quella. Diverse sono le ambientazioni. Nel film c’erano delle scene in treno, nei salotti di alcune case. In teatro non si può riprodurre tutto come nei film. In questo Profumo di donna teatrale, ogni cambio di scena è sottolineato da un cambio di luci”.

Il protagonista è cieco. Come ha affrontato l’interpretazione di questo personaggio per renderlo credibile?
Benissimo. La mia casa è il teatro ed il mio amore è qui. Ho speso tutto me stesso da ragazzo per poter fare questo mestiere. Il teatro è bello perché lì, sul palco, ti rendi conto che sei attore a 360° il travestimento è la cosa più bella e anche calarsi nel ruolo di un cieco è un travestirsi, è un gioco teatrale. Tempo fa feci uno spettacolo con Marina Gonfalone – ricorda Venturiello – dove interpretavamo due sordomuti. Mi sono divertito a fare questo cieco, il personaggio di questo burbero Fausto mi ha dato una maggiore concentrazione, è come se non vedessi veramente e mi affidavo a chi mi stava vicino”.

Progetti futuri?
Sono molto preso dalla Scuola Officina delle Arti Pasolini, attivata dalla Regione Lazio, un innovativo Laboratorio di Alta Formazione del Teatro, della Canzone e del Multimediale: io dirigo la sezione Teatro e lì incontro ogni anno ragazzi nuovi. Dove insegno è l’unico posto dove veramente mi sembra di usare quello che ho studiato io. Per Profumo di donna, visto che in scena ci sono anche dei giovani, ho fatto tanti provini ma poi, guarda caso, li ho presi direttamente dalla Scuola Officina Pasolini”.

 

Altri progetti?
Porterò Profumo di donna allo Stabile di Catania. Poi, sempre per il teatro, c’è un probabile testo di Camilleri da mettere in scena. Ma, al momento, nulla di definito”.
Giancarlo Leone

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