A Good American al cinema

0

Guardandola in A good American – lo sconvolgente docu-thriller che spiega che l’11 settembre avrebbe potuto essere evitato,  firmato dal regista Friedrich Moser, e prodotto da Oliver Stone – la terra sembra un’enorme arancia incapsulata in una disordinata ed arruffata matassa di mohair. Solo che qui nodi e nodini  che si susseguono senza soluzione di continuità, sono i tanti, tanti  punti di intercettazione, dovunque nel mondo.

Abbiamo detto sconvolgente, perché, come dice Bill Binney, uno tra i più straordinari crittografi che, per trent’anni – prima di andarsene deluso e amareggiato – è stato direttore tecnico alla National Security Agency, una delle più importanti agenzie di intelligence al mondo e che conosce la Nasa (Ente Nazionale per le attività Spaziali e Aeronautiche) come le sue tasche, “L’11 settembre poteva essere previsto con il sistema che avevo inventato per la NSA, ma che i vertici della National Security Agency cancellarono per favorire un progetto miliardario affidato a contractor privati”.

E se queste parole vi fanno rabbrividire, andate a vedere con i vostri occhi, A Good American – dal 2 marzo in sala – scoprirete che per un pugno di uomini volenterosi, preparati  e illuminati, ce ne sono molti invece  pronti a tutto, che fanno carriera, riuscendo ad arrivare ai più alti livelli governativi, dove, come succede di solito in po’ dovunque nel mondo, sono solo capaci di fare danni e, da presuntuosi qual sono, cavalcano inarrestabili le onde dei guai a cui non si potrà più rimediare.

A Good American, racconta una parte della vita trentennale di Bill Binney, quando, insieme ad un piccolo team all’interno della  National Security Agency, inizia a sviluppare un programma straordinario per la sorveglianza, il ThinThread, che riesce a  captare, filtrandone e fornendo i risultati in tempo reale, qualsiasi segnale elettronico sul pianeta. Cinque gli indicatori di pericolo e tre i criteri fondamentali, distanza, velocità, varietà.

Il tutto senza che la privacy ne risentisse. L’univo handicap era quello di  essere  troppo …economico. E proprio per questa estrema economicità, i vertici della NSA licenziarono ThinThread, tre settimane prima dell’11 settembre 2001.

Come spiega ancora Bill Binney nel docu- thriller, “L’Agenzia non ha alcuna speranza di prevedere gli attacchi terroristici fino a quando continuerà a intercettare indiscriminatamente l’intero mondo e finché non metteremo in galera quelli che hanno voluto imboccare questa strada, non cambierà nulla”.

Oliver Stone, qui in veste di produttore, conosceva già Bill, perché nel suo film Snowden, Binney è quel geniale personaggio fuori dagli schemi a cui da vita, da par suo, Nicolas Cage.

 

Adesso Binney è invece il protagonista di A Good American, che racconta la sua storia. Che tutti dovrebbero vedere.

Mariangiola Castrovilli

Condividi
Articolo precedenteDaniele da Volterra alla Galleria Corsini
Prossimo articoloMarco Ambrosecchia al Vittoriano
Giornalista giramondo con scoop come le interviste al fratello dell'ultimo imperatore cinese Aisin-Gioro Puren durante la protesta di piazza Tienanmen a Pechino e al generale israeliano Moshe Dayan dopo la guerra dei 6 giorni. Per la Rai in diretta radio e tv, è stata l'unica giornalista donna al mondo a volare a due volte la velocità del suono su un tornado, correre con una Ferrari 40 a 324 Kmh sul circuito di Maranello. Inoltre è stata l'unica giornalista a bordo del MB-339 Aermacchi della pattuglia acrobatica delle Frecce Tricolori. É membro del SNGCI.

Nessun commento